

La "Giassara" di Forni
S.S. 350, località Forni, frazione di Valdastico
Tel. 0445 749500 (IAT Tonezza del Cimone)
Web
email iat.tonezza@provincia.vicenza.it
La "Giassàra" di cui parliamo è situata sulla strada provinciale per Trento, ora statale 350, appena sopra il bivio per Valpegara, una piccola località sulla sponda destra dell'Astico, ed è un monumento che vale la pena di conoscere. Costruita per iniziativa del Parroco don Domenico Calvi, che aveva ristrutturato molte opere Parrocchiali e fondato una delle prime Casse Rurali del Veneto, porta l'insegna "Ghiacciaia della Parrocchia di Forni" A.D. 1898; i proventi della vendita del ghiaccio andavano a favore della Parrocchia stessa.
Le fondamenta sono circolari, del diametro di 8 metri, le mura di pietra si innalzano per 10 metri arrivando alla cupola semisferica che chiude la cima da dove, una pietra spostabile permetteva di introdurre il ghiaccio. L'uso che si faceva di queste enormi celle frigorifere, non era quello di fabbricare ghiaccio, bensì di conservare il ghiaccio che madre natura, ogni inverno regalava con il gelo. I ghiaccioli erano staccati da dove pendevano sulle rocce, spezzati e trasportati con sacchi e gerle fino a riempire la ghiacciaia. Quando la raccolta era finita nei dintorni, si andava a raccogliere il ghiaccio anche lontano, alla valle delle Pozze, al Salto, nei valloni dello Spitz di Tonezza, anche camminando per due ore, guadagnando 20 centesimi al sacco. Il commercio del ghiaccio nella buona stagione, forniva i paesi e le macellerie della Valdastico, di Arsiero, Piovene, Santorso, Schio, Thiene e anche le Farmacie di tutte queste zone. Veniva trasportato in sacchi con carretti tirati da muli, sempre di notte per evitare che il caldo del giorno sciogliesse il prezioso materiale.
Così, per merito e volontà di molti, l'antica "Giassàra" è ritornata a vivere dandoci testimonianza del lavoro, delle fatiche, dei sacrifici e dell'unione dei nostri avi; gli stessi che ci hanno lasciato testimonianze mute e silenziose come le "masiére", i "rapari" e tante altre costruzioni di cui ignoriamo l'esistenza o che siamo talmente abituati a vedere che non ci rendiamo conto di quanto esse siano un tesoro prezioso.
A tutti quelli che si prodigano per il recupero delle opere nel territorio, va il nostro grazie; solo in questo modo, ritagliandoci un po' di tempo, potremo tener vivo ciò che c'è stato lasciato, perché nulla del nostro patrimonio vada irrimediabilmente perduto.