Il comune di Pove del Grappa è situato a nord-est della Provincia di Vicenza. La posizione soleggiata, al riparo dai venti e fuori dal pericolo di nebbie e brinate, frequenti nella pianura sottostante, regala un clima mite e piacevoli viste. Vi si coltiva la pianta dell'ulivo qui presente nel suo areale più nordico.
Patrimonio artistico
Resti della Bastìa
Sulla cima dolomitica della Bastia (detta anche "Cornon" per il suo prominente addentramento nel Canale del Brenta), fra i territori di Pove e di Solagna, a m. 350 d'altezza, si possono notare ancora le tracce delle fondamenta di antiche fortificazioni da cui il monte prende il nome.
Secondo la tradizione, gli Ezzelini, che avevano beni e castello anche a Solagna, fabbricarono la bastìa, come pure la torre ai piedi del monte per chiudere la strada, e la muraglia che univa questi due forti. Il complesso fu restaurato da Francesco di Carrara nel 1370 e da Gian Galeazzo Visconti nel 1401.
Chiesa parrocchiale di San Vigilio
La chiesa dedicata a San Vigilio (patrono) risale al Settecento. Fu ricostruita nella prima metà del secolo scorso; la facciata fu terminata nel 1869. All'interno, affreschi di Giovanni De Min (1848), un crocifisso ligneo fiammingo del Quattrocento, di pregevole fattura, pale di Jacopo da Ponte (San Vigilio in Gloria del 1537, posta sull'altare) e di Girolamo Bassano, più noto come Girolamo dal Ponte. Sono inoltre presenti altari del Settecento.
All'interno della chiesa è presente anche un crocifisso ligneo quattrocentesco (132x110 cm) che la tradizione vuole essere stato realizzato in una sola notte da un pellegrino boemo (o austriaco o fiammingo) diretto a Roma, in occasione del Giubileo del 1300. Secondo una leggenda locale, il pellegrino lo avrebbe realizzato in due giorni e una nottata a partire da un tronco d'ulivo per donarlo poi al parroco di Pove del Grappa in segno di riconoscenza per l'ospitalità ricevuta. Il manufatto sacro ha dato ispirazione alle feste del Divin Crocifisso di Pove del Grappa.
Chiesa di San Pietro
Nel territorio comunale sono anche presenti due chiesette di epoca antecedente: la più centrale, dedicata a San Pietro, è probabile divenne una delle chiese incastellate dopo il diploma di Berengario I nel 915. Nel 1189 Pré Viviano giura fedeltà a Vicenza entro la cinta di questa chiesetta (apud centam sancti Petri).Nel 1488 risulta in cattive condizioni (appare senza il tetto). Venne quindi restaurata nel corso del Cinquecento.La chiesa al suo interno custodisce tre altari (sec. XVII) con pale (del 1700): San Pietro, Apollonio e Santa Lucia, San Bovo, San Giuseppe. La chiesa si trova dietro all'attuale Piazza Europa in prossimità del Museo dello Scapellino Povese.
Chiesa di San Bartolomeo
L'altra, dedicata a San Bartolomeo (o di San Bortolo), databile a prima del 1000, è una piccola chiesetta costruita dai frati Benedettini vicino all'intersezione tra la Strada Imperialeche portava in Germania e la Pedemontana che serviva i territori dal Piave al Brenta. È l'unica chiesetta del territorio che conserva l'architettura antica. Se ne riscontrano tracce nel documento di Berengario (915) con cui la donava al Vescovo di Belluno. Era allora nota come Chiesa di S.Bartolomeo della Nave. La bella chiesetta si trova lungo la riva destra del fiume Brenta nelle prossimità di Villa Rubbi. I Rubbi la acquisirono nel 1929 rendendola agibile dopo che, nel 1800, venne chiusa al culto per il degrado in cui versava. La piena del 1966 spazzerà via il protiro, mentre i preziosi affreschi vennero collocati al Museo di Bassano. Alla morte del proprietario la chiesetta venne data in eredità alla Fondazione Pirani-Cremona che la gestisce tuttora. L'edificio, difficilmente visibile da lontano, è accessibile a piedi dal sentiero del lungo Brenta.
Il marmo
Sono quattro i tipi di marmo e pietra estratti dalle rocce del Monte La Gusella e dal Praolin che si ergono su Pove del Grappa. In primis il Biancone (o Biancon), simile al marmo, che ha reso famosi gli scalpellini povesi nel mondo per la sua somiglianza al Marmo di Carrara; il Guaregno, un calcare rosa screziato di bianco e ricco di fossili; il Corsoduro; ma soprattutto il Campaniletto (dalla colorazione grigiastra).
Legata all'estrazione del marmo era l'arte dello scalpellino. Il noto architetto Vincenzo Scamozzi ne dà ampia risonanza nel suo trattato sull'architettura universale riconoscendo alle cave di Pove e agli scalpellini povesi una notorietà diffusa su tutto il territorio vicentino . Tra le opere, che si conservano nelle vicinanze, derivano dai povesi il Tempio-Ossario di Bassano, l'Ossario di Asiago e l'Ossario del Grappa. Gli scalpellini furono chiamati da Napoleone a lavorare nelle procurate di Venezia o dal Canova per la costruzione dei tempio diPossagno ma anche all'estero: la cattedrale di Colonia, la Basilica di Santa Teresa a Lisieux in Francia, il monumento eretto alla regina Elisabetta, il Palazzo del Governo di Berlino.
Agricoltura: l'olivo e la produzione olearia
Importati dai Romani ci sono tratte fin dal 1131 quando la sua presenza, nella zona di Angarano, fu documentata in un atto di compravendita agraria. I lunghi secoli di coltivazione selezionarono poi la pianta, affinandone l'adattabilità al clima locale e rendendola estremamente resistente ai freddi inverni del pedemonte. Componente fissa del paesaggio agrario, l'olivo intreccia i suoi coltivi alle rustiche abitazioni; la gente ha per questa pianta un'affezione innata che spinge a coltivarla in ogni ritaglio di terreno.
La produzione, di recente rivalutata e tutelata (a denominazione di origine controllata), avviene mediante brucatura in modo del tutto manuale o con l'ausilio di particolari pinze.
Per la particolarità della zona, l'olio extravergine prodotto è di qualità rinomata a livello locale e nazionale, ed è fiore all'occhiello dei ristoratori per la scarsissima percentuale diacidità contenuta. Con le sue oltre 20.000 piante d'ulivo coltivate Pove fa parte delle Città dell'Olio d'Italia.